MIO FIGLIO HA UN DSA… CHI O COSA PUÒ AIUTARLO A SCUOLA?
MIO FIGLIO HA UN DSA… CHI O COSA PUÒ AIUTARLO A SCUOLA?
Dopo aver svolto una valutazione degli apprendimenti scolastici ed aver stilato un profilo di funzionamento completo del bambino o ragazzo, il clinico esperto in Disturbi Specifici dell’Apprendimento può chiudere una diagnosi per DSA. Ma cosa implica questa dicitura?
Tranquilli, non ci spaventiamo prima del dovuto! Avere un DSA non è nulla di così scandaloso, significa semplicemente che i nostri figli faticano ad automatizzare alcuni processi implicati negli apprendimenti che per noi risultano spontanei, ma ciò non significa che siano meno intelligenti dei loro compagni.
Fortunatamente il mondo della scuola può tutelarli attraverso una legge specifica, creata ad hoc per rispondere ai bisogni ed alle necessità che i ragazzi con DSA possono incontrare lungo il loro percorso scolastico, sia che si tratti della scuola primaria o secondaria, per non dimenticarci infine dell’università!
La legge in questione si chiama “LEGGE 8 ottobre 2010, n. 170” ed è quella che trovate citata proprio nei referti delle valutazioni. Si tratta di una normativa italiana che promuove l’inclusione scolastica degli studenti che presentano una diagnosi di DSA. Nello specifico, infatti, sono inserite le nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico. Lo scopo di questa normativa è fornire il giusto riconoscimento e la corretta definizione di dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia, oltre ad elargire tutte le necessarie misure educative e didattiche di supporto, che si esplicano nella creazione di un PDP (Piano Didattico Personalizzato). Questo documento contiene gli strumenti compensativi e/o dispensativi che l’alunno DEVE assolutamente usare nel contesto scolastico, sia in sede di lezione frontale, sia durante lo studio pomeridiano ma soprattutto nelle fasi di valutazione e di verifica.
Alcuni esempi di strumenti riguardano: semplificazione delle verifiche scritte, fornendo maggior tempo a disposizione o riducendo il numero di esercizi proposti; predilezione delle interrogazioni orali; uso di mappe e schemi per lo studio; focus sul contenuto degli elaborati scritti piuttosto che sulla forma; risorse digitali come uso di computer e calcolatrice; utilizzo del dizionario anche nelle lingue straniere… Ogni professionista è tenuto a stilare una lista di strumenti specifici e personalizzati per il singolo studente, i quali andranno poi riportati dal team docente all’interno del famoso PDP, documento che andrà necessariamente condiviso anche con la famiglia.
Non dimentichiamoci il fondamentale lavoro di rete tra famiglia, scuola e professionisti…dobbiamo essere una squadra! L’attivazione di questa normativa è fondamentale per i ragazzi per non sperimentare eccessiva frustrazione di fronte al riconoscimento delle loro difficoltà e guadagnare in autostima grazie ai numerosi successi che possono così ottenere!
Dott.ssa Chiara Zaghini
Psicologa dell’Età Evolutiva