“FACCIAMO FINTA CHE…” UNO SGUARDO SUL GIOCO SIMBOLICO

“FACCIAMO FINTA CHE…” UNO SGUARDO SUL GIOCO SIMBOLICO

Fin da bambini veniamo a conoscenza della formula “c’era una volta…” che ci permette di entrare in un mondo parallelo fatto di luoghi fantastici, principi e principesse, streghe e maghi, oggetti magici e creature mistiche. Dopo un po’ siamo noi stessi a ricreare quei mondi che per tanto tempo erano stati solamente raccontati e immaginati e proprio attraverso le storie siamo in grado di rielaborare i nostri vissuti. Ecco che quindi i bambini iniziano a imbastire storie fantastiche, a volte più attinenti alla realtà, altre volte talmente inverosimili che anche noi adulti ci meravigliamo (e per fortuna!).

Questo tipo di gioco viene chiamato simbolico e si sviluppa già dai primi anni di vita del bambino. Per poter arrivare a un gioco complesso come quello del “far finta” è necessario superare alcune tappe fondamentali.

Innanzitutto, cos’è il simbolo?

Secondo gli antichi Greci, il simbolo era un mezzo di riconoscimento, che permetteva ai membri appartenenti di una stessa famiglia di riconoscersi tra di loro. Ma con il termine “simbolo” si identifica anche qualsiasi elemento (segno, gesto, oggetto, animale, persona) atto a suscitare nella mente un’idea diversa da quella offerta dal suo immediato aspetto sensibile, ma capace di evocarla attraverso qualcuno degli aspetti che lo caratterizzano. 

La capacità di attribuire a un oggetto un simbolo è molto complessa e si acquisisce nel tempo, grazie alla maturazione del sistema nervoso centrale e alla stimolazione ambientale ed è costituita da due abilità in particolare: quella di astrazione e quella di categorizzazione. Una volta raggiunte queste tappe il bambino comincerà a dare significati nuovi e inusuali a cose presenti e utilizzate nella vita quotidiana: un bastone può diventare una bacchetta magica o una spada, un cucchiaio può diventare un microfono. 

Mano a mano che il bambino continua a svilupparsi, comincerà a mettere in scena alcuni “teatrini” che richiamano fatti della vita quotidiana, come dare da mangiare a un bambolotto o ad alcuni animali, fare finta di essere il dottore o il meccanico. In questo modo il bambino può rielaborare e fare nuovamente esperienza, attraverso il gioco, del proprio vissuto e delle proprie emozioni, prendendone coscienza. Successivamente all’interno di queste messe in scena, saranno chiamati altri giocatori che rappresenteranno nuovi personaggi, sia veri che inventati, dando vita a storie che saranno sempre diverse e ricche di significato. 

Come favorire lo sviluppo del gioco simbolico?

Si parte da una selezione di oggetti: per sviluppare una storia non sono necessari troppi oggetti e nemmeno troppo elaborati. La scelta migliore è data dalla semplicità, il lavoro principale è dato dalla fantasia che permette al bambino di dare significato agli oggetti che sta usando. È bene quindi mettere da parte giochi strutturati, complessi e ricchi di stimoli, per lasciare spazio a scatole e scatoloni vuoti, mattoncini, coperte, corde e cuscini. 

È importante anche definire uno spazio di gioco: quanti luoghi ci sono all’interno della storia? Come sono delimitati? Anche in questo caso vale la regola della semplicità: pochi ma ben definiti. Uno spazio ben definito ci permette di sviluppare i concetti topologici. 

Un altro elemento indispensabile è il tempo: attraverso il gioco simbolico possiamo aiutare i bambini a sviluppare i nessi logici temporali, andando con la mente avanti e indietro nel tempo. Inoltre all’interno del gioco è importante rispettare i tempi del bambino: può essere che la storia vada più velocemente o più lentamente a seconda di quello che è il vissuto del bambino in quel momento esatto, è bene ascoltare e rispettare i suoi tempi, per permettergli di elaborare ciò che può dare ancora disagio. 

Ora che ci sono tutti gli elementi, manca l’ingrediente segreto: l’emozione. Tutti noi ricordiamo principalmente le storie che ci hanno emozionato. Il gioco è una storia che possiamo scrivere insieme ai bambini e che ci può far emozionare. 

Quindi iniziamo: C’era una volta…

Dott.ssa Ilaria Dissette

TNPEE

BIBLIOGRAFIA

  • Vocabolario Treccani, simbolo
  • Aucouturier B.-A. LaPierre, La simbologia del movimento. Psicomotricità ed educazione, ed. Edipsicologiche, 1978.
  • Camaioni L., Di Blasio P., Psicologia dello sviluppo, Il Mulino Manuali, 2008
  • Bondioli A., Gioco e Educazione, 2013, Franco Angeli