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Lo sviluppo dei fonemi del linguaggio 

Lo sviluppo dei fonemi del linguaggio

Ogni genitore è un attento osservatore delle tappe di sviluppo del proprio figlio. Quando iniziano a emettere i primi suoni è una gioia immensa e la parola crea un ponte di significati con tutti gli atteggiamenti che il bimbo mette in atto da quando nasce.

Il linguaggio del bambino, soprattutto nelle prime fasi di sviluppo è caratterizzato molto spesso dalla tendenza a sostituire un suono con un altro. Questo avviene per un iniziale difficoltà a percepire, riconoscere i vari suoni oppure per la tendenza a modificare l’ordine dei suoni nella parola.

Sono processi fisiologici e naturali che si riducono via via con la crescita del bambino.

Vediamo insieme come e quando vengono articolati i suoni in maniera fisiologica:

Nella lingua italiana esistono 30 suoni diversi detti fonemi. Ogni fonema si differenzia per luogo e modo di articolazione. Va sottolineato che esiste una variabilità individuale nell’acquisizione dei suoni, ma di solito il loro sviluppo, percorre delle tappe ben definite:

  • 2anni – 2anni e mezzo: producono in modo stabile i suoni M, N, P, B, T, D, K (C), G, F, L;
  • 2 anni e mezzo, 3anni: tutti i suoni prima elencati più i suoni v, s, ci e gi;
  • 3 anni, 3 anni e mezzo: tutti i suoni prima elencati più la z, gn ;
  • dopo i 3 anni e mezzo: tutti i suoni prima elencati più i suoni complessi come r, gl, sc.

La stabilizzazione del sistema fonologico si ha dai 4 anni ai 6 anni. Tuttavia per alcuni bambini, questo assestamento è più difficile da raggiungere. Quando notiamo, una mancata presenza di un suono, una cattiva pronuncia di parole (bino per vino) oppure un eloquio non comprensibile è consigliata una valutazione logopedica.

Dott.ssa Gabriella Laurino

Logopedista

DISPRASSIA VERBALE EVOLUTIVA (DVE): COS’E’ E COME SI MANIFESTA

DISPRASSIA VERBALE EVOLUTIVA (DVE): COS’E’ E COME SI MANIFESTA

“Talvolta apre la bocca per parlare, ma poi sembra che si sia dimenticato quello che stava per dire”.

“Non sa cosa fare con la lingua quando parla.”

“Vedo che guarda la mia bocca da vicino, e cerca di muovere la bocca in modi divertenti per copiare il mio, ma non può.”

Molti genitori descrivono queste situazioni quando il loro bimbo/a presenta disprassia verbale. 

Prima di definire il termine Disprassia verbale è utile fare una premessa: Il linguaggio è un sistema nel quale da un numero finito di suoni si può ottenere un ampio vocabolario di parole. Nello sviluppo tipico, si assiste a un progressivo passaggio di emissione di vocalizzi, lallazione e infine prime parole. Questo grande sistema necessita di prerequisiti: il bambino deve riuscir a muovere la lingua e le labbra per poter emettere i suoni e quindi a programmarli e controllarli.

In caso di Disprassia verbale la capacità di produrre sequenzialmente suoni e sillabe è molto compromessa. Nello specifico, per Disprassia verbale evolutiva (DVE) si intende un disturbo centrale della programmazione dei movimenti necessari alla produzione di suoni, parole e della loro organizzazione sequenziale.

Quali sono i segnali da osservare nel proprio bambino?

  • . nel primo anno di vita sono bambini molto silenziosi: la lallazione è assente o scarsa;
  • . producono pochissimi suoni;
  • . possibili difficoltà di alimentazione;
  • . ritardo nella comparsa delle prime parole;
  • . repertorio ristretto nella produzione di vocali e consonanti.

Quando il bambino con disprassia verbale inizia a parlare potremmo osservare:

  • . le parole sono poco comprensibili;
  • . la stessa parola può essere prodotta in modi diversi; 
  • . fatica a ripetere sillabe e parole
  • . il suo eloquio è molto veloce, o sposta l’accento sulle parole;
  • . potrebbe saper dire un suono isolato, ma ha difficoltà a mettere più suoni in sequenza;
  • . fa fatica a mandare baci, fare le pernacchie, gonfiare le guance, produce molta saliva;
  • . fa diversi tentativi per riuscire ad articolare un fonema;
  • . possono presentare ipersensibilità sensoriale, visiva e tattile.

Chi fa diagnosi?

È molto importante effettuare una diagnosi precoce per evitare che le difficoltà di produzione abbiano ricadute sul pensiero verbale e sugli apprendimenti. 

Il pediatra è una figura importante nel monitoraggio dello sviluppo del bambino e può individuare possibili indicatori di rischio.

La diagnosi viene effettuata dal Neuropsichiatra Infantile che insieme al logopedista e terapista delle neuropsicomotricità stabiliscono il profilo funzionale del bambino. 

In seguito alla diagnosi, sia avvia un trattamento logopedico per migliorare il controllo motorio della produzione verbale. Il logopedista stilerà un intervento appropriato con sedute frequenti in cui anche i genitori sono parte attiva dell’intervento stesso.

 

Hai dubbi che il tuo bimbo possa presentare questo tipo di disturbo? Puoi contattarmi per una consulenza. 

Dott.ssa Gabriella Laurino

La terapia miofunzionale

La terapia miofunzionale

“il dentista vi ha parlato di malocclusioni dentali?”

“il vostro bambino fatica a soffiarsi il naso?

“il vostro bambino pronuncia male alcune parole”

“la lingua del mio bimbo è sempre tra i denti”

“sono stata dal dentista e mi ha palato di palato stretto”

“ho difficoltà a dormire”

“ogni volta che mastico qualcosa ho dolore”

“ho sempre male alla schiena”

“mi guardo allo specchio e il mio viso sembra non essere simmetrico”

Dietro a tutte queste affermazioni, potrebbe esserci un problema definito con la sigla SMOF (squilibrio muscolare orofacciale). 

CHE COSA SI INTENDE PER DISEQUILIBRIO DELLA MUSCOLATURA ORO-FACCIALE _SMOF_

Lo squilibrio muscolare orofacciale è un’alterazione delle strutture bucco facciali e di una o più funzioni orali. I sintomi sono:

  • Malocclusioni;
  • problemi posturali;
  • respirazione orale;
  • palato ogivale;
  • difficoltà nella masticazione;
  • difficoltà nella produzione di alcuni fonemi;
  • disturbi del sonno;
  • disturbi dell’attenzione;
  • asimmetria oro facciale;
  • deglutizione disfunzionale;
  • errata posizione della lingua. 
COSA SI INTENDE PER DEGLUTIZIONE DISFUNZIONALE?

Tale accezione indica il persistere di atteggiamenti propri della deglutizione infantile (es. l’interposizione della lingua tra i denti);

 

“COSA POSSO FARE?”

È utile avviare un percorso multidisciplinare che coinvolge più figure professionali: l’ortodontista, l’odontoiatra, l’osteopata, il logopedista. Ciò garantisce una corretta diagnosi della problematica e l’elaborazione di una terapia personalizzata ed efficace. Nel caso specifico della logopedia, verrà avviato un percorso di terapia miofunzionale. 

CHE COS’E’ LA TERAPIA MIOFUNZIONALE (TMF)

È un percorso di terapia logopedica il cui scopo è quello di ripristinare l’equilibrio della muscolatura oro facciale e delle funzioni orali in caso di deglutizione disfunzionale. 

A CHI È RIVOLTA LA TERAPIA MIOFUNZIONALE?

La terapia miofunzionale è utile nei bambini, negli adolescenti e adulti.

Nel nostro studio, con me, è possibile avviare un percorso personalizzato di terapia miofunzionale.

Dott.ssa Gabriella Laurino

Logopedista

DISTURBO DELLA COMPRENSIONE VERBALE: CAMPANELLI D’ALLARME

DISTURBO DELLA COMPRENSIONE VERBALE: CAMPANELLI D’ALLARME

“Perché mio figlio sembra non capire quando gli parlo? ”

“Il mio bimbo/a risponde in modo incongruo alle mie domande, a volte ripete ciò che gli chiedo”

“il mio bimbo/a rimane spaesato se gli chiedo di fare qualcosa”

“mio figlio non parla”

Queste frasi sono spesso indice di una problematica definita come disturbo della comprensione verbale.  

In che cosa consiste e come si manifesta questa difficoltà? 

La comprensione verbale è una competenza specifica del linguaggio, ci permette di capire il linguaggio parlato e scritto e di dare i giusti significati alle parole e frasi. 

“Quindi se non capisce, il bimbo non è intelligente?” NO!

Il disturbo di comprensione verbale non è necessariamente associato a un disturbo/ritardo cognitivo, ma nella maggior parte dei casi è limitato alla sfera del linguaggio. Va precisato, però, che da un’adeguata comprensione dipende un’adeguata produzione del linguaggio e che un bambino inizia a parlare quando già è in grado di comprendere molti significati.

Quali atteggiamenti osservare?

  • se gli parli o gli poni una domanda resta in silenzio interdetto guardandosi attorno spaesato;
  • risponde in maniera incongrua a ciò che gli è stato chiesto;
  • ripete ciò che gli viene detto
  • sembra non ci stia ascoltando;
  • presenta comportamenti aggressivi o di rabbia. 

Se noti uno o più di questi segnali nel tuo bimbo, è importante approfondire con il logopedista il livello di comprensione verbale e trovare insieme strategie per migliorare questa competenza. 

Dott.ssa Laurino Gabriella

Logopedista

Chi è il logopedista?

Chi è il logopedista?

“Il logopedista è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, svolge la propria attività nella prevenzione e nel trattamento riabilitativo delle patologie del linguaggio e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica (art 1 del Decreto Ministeriale 14 settembre 1994, n.742)”

In altre parole, l’attività del logopedista è volta all’educazione e rieducazione di tutte le patologie che provocano disturbi della voce, della parola, del linguaggio orale e scritto e degli handicap comunicativi.

Cosa fa il logopedista?

In riferimento alla diagnosi e alla prescrizione del medico, possiamo immaginare questo lavoro come un percorso fatto a tappe; una prima tappa è rappresentata dalla valutazione che il professionista effettua, a cui fa seguito  la stesura del piano d’intervento all’interno del quale sono descritti  i relativi obiettivi terapeutici, che vengono eseguiti  all’interno di un progetto condiviso con una equipe multi-professionale. In contemporanea, un’altra tappa importante viene svolta insieme alla famiglia sostenendola attraverso attività di counseling,  e  condividendo con essa obiettivi e strategie. Ed infine monitora gli obiettivi raggiunti.

Come si diventa logopedisti?

Il cammino per esercitare la professione di logopedista inizia dopo aver conseguito una laurea triennale in logopedia che rilascia il titolo abilitante all’esercizio professionale. Il logopedista collabora con tutte quelle figure a lui complementari, dal foniatra allo psicologo dell’età evolutiva e non solo.

Quando si ha bisogno del logopedista?

Ti rivolgi ad un logopedista se ti stai ponendo queste domande: 

“perché non parlo bene?”;

“perché mio figlio non parla o parla male?”

“come posso fare a parlare meglio?”;

“perché non capisco quello che ascolto?”;

 “perché ho la voce rauca, come posso curarla”;

“perché balbetto”;

“perché il mio bambino pronuncia male alcune lettere?”;

“perché il mio bambino non sa leggere, scrivere bene?”

“perché mentre mangio mi affogo?”

  nello specifico si occupa delle seguenti patologie: 

–      Disturbi della fluenza (Balbuzie)

–      Disturbi dell’udito (sordità)

–      Disturbi della voce (disfonia)

–      Disturbi neuropsicologici da danno acquisito (afasia, disartria, agnosia, disfagia, aprassia)

–      Disturbi evolutivi: disturbi della comunicazione, disturbi del linguaggio, disturbi specifici d’apprendimento. 

 

È importante rivolgersi a un professionista che, come hai letto oltre al sapere e al saper fare, ti aiuterà anche a comprendere e a stare meglio.

Dott.ssa Gabriella Laurino

Logopedista