EMPOWERMENT: IL POTERE DI AGIRE SULLA NOSTRA VITA.
EMPOWERMENT: IL POTERE DI AGIRE SULLA NOSTRA VITA
Il concetto di empowerment
L’Empowerment è un processo attraverso il quale ciascuno di noi prova un senso di controllo sulla propria vita grazie al fatto di prendere delle decisioni che siano consapevoli (se hai letto l’altro mio articolo sai di cosa parlo). Acquisire “potere” rappresenta il processo attraverso il quale siamo portati ad assumerci le nostre responsabilità attraverso lo sviluppo di capacità che danno accesso ad opportunità prima impensate; diventare autoefficaci ovvero essere capaci di dominare specifiche abilità.
Rappaport introduce il concetto di empowerment in psicologia di comunità, come concetto che dà alla disciplina una prospettiva “forte” di contro ad una “debole”, in quanto concentra l’attenzione sulle qualità positive e sulle risorse delle persone, e non su quanto vi è in loro di sbagliato e di mancante. Operare attraverso il concetto di empowerment significa: “identificare, facilitare, creare contesti in cui i soggetti altrove isolati e senza voce, per vari motivi marginali (outsiders), ed anche organizzazioni e comunità, riescano a trovare voce, ad ottenere riconoscimento e possibilità di influenza sulle decisioni che riguardano la propria vita. L’empowerment concerne per definizione coloro che sono esclusi dalla maggioranza.”
Se portiamo questo concetto all’interno del processo di cura, procedere con interventi di empowering significa, dunque, non “curare” qualcosa che è visto come malattia, ma piuttosto attivare risorse e competenze, accrescere nei soggetti individuali e collettivi la capacità di utilizzare le loro qualità positive e quanto il contesto offre a livello materiale e simbolico per agire sulle situazioni e per modificarle.
Una delle caratteristiche dell’empowerment che trova d’accordo i diversi autori (Castro, Regenmortel, Vanhaecht, Sermeus, & Hecke, 2016) è che la partecipazione del paziente è l’elemento focale di questo cambiamento.
Tritter (2009) identifica cinque diversi livelli di partecipazione del paziente:
(1) partecipazione del paziente a decisioni riguardanti il trattamento;
(2) il paziente può essere coinvolto nello sviluppo dei servizi;
(3) può integrare con la sua prospettiva le valutazioni dei servizi;
(4) può partecipare al training e alla formazione;
(5) può decidere di partecipare in modo attivo alle attività di ricerca proposte nell’istituto.
La partecipazione dei pazienti è inoltre caratterizzata da un coinvolgimento maggiore nel processo decisionale alla loro cura a loro prescritta. Le decisioni possono riguardare, nello specifico, la propria condizione di malato e quindi i trattamenti da seguire (processo che si svolge anche attraverso il consenso informato) o anche decisioni riguardanti il possibile sviluppo del servizio. La partecipazione del paziente al processo decisionale potrebbe portare ad un impegno attivo (Castro et al., 2016). Un ruolo più attivo del paziente richiede un duplice impegno, sia da parte del paziente che da quella dei professionisti della salute.
Prova a pensare, se sapere cosa ti aspetta lungo una terapia e sapere per quale obiettivo stai lavorando ti aiuta a sentirti più “padrone” della tua vita e dello sforzo che stai affrontando nel percorso di cura, prova a immaginare quanto importante sia questo processo per i ragazzi. Sentirsi ascoltati nell’esprimere le proprie difficoltà permette di ridurre il loro senso di confusione così come ricevere informazioni chiare e coerenti sul proprio trattamento permette loro di assumere un ruolo fondamentale.
Spero che questo breve articolo ti possa essere utile per capire che all’interno del processo di cura, affinché tutto vada per il meglio, è necessario che tutti mettano al centro il proprio potenziale e diventino capaci di affrontare le sfide che il percorso rivelerà.
Dott.ssa Veronica Griguoli
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