Paura del conflitto? Ecco i 3 segreti per imparare a gestirli meglio.

Paura del conflitto? Ecco i 3 segreti per imparare a gestirli meglio.

Bentornato, su questo blog! Che piacere ritrovarti dopo un po’ di tempo… per chi non mi conoscesse io sono la dott.ssa Griguoli Veronica, sono una psicologa e all’interno di Studio Progetto Vita mi occupo di percorsi rivolti sia agli adulti sia a ragazzi.

Oggi voglio parlarti di paura del conflitto, ti è mai capitato di non riuscire a dire la tua solo per paura della discussione che ne sarebbe poi derivata? Della fatica che avresti fatto nel gestire quel dissapore? 

In psicologia, la parola conflitto indica uno scontro tra ciò che una persona desidera e una necessità interiore e interpersonale e ciò che impedisce la soddisfazione del bisogno, dell’esigenza o dell’obiettivo connessi a tale desiderio. In altre parole, il conflitto è una discordanza tra ciò che una persona desidera e ciò che ostacola o impedisce il raggiungimento del desiderio stesso

Il conflitto viene distinto in interiore (quello che la persona ha con sé stessa) e in interpersonale (che coinvolge almeno due persone). Quello interpersonale può essere definito, come una divergenza nella quale ciascuna delle persone coinvolte vuole imporre il proprio punto di vista senza fare concessioni all’altra.

Spesso quando incontro i pazienti, tra le richieste che mi fanno a volte c’è questa: “Dottoressa vorrei non litigare più con gli altri”, in questi casi, dopo un bel respiro, cerco di spiegare loro che i litigi sono inevitabili in qualsiasi contesto della vita quotidiana, motivo per cui non riusciremo a smettere di “litigare con gli altri” anche se, spesso, tendiamo ad evitare di entrare in conflitto con qualcuno. 

Di solito mettiamo in atto una tale condotta perché lo “scontro” spaventa e tendiamo ad evitarlo poiché ci porta a scoprire delle parti di noi che non ci piacciono, che teniamo nascoste, che potrebbero dare un’immagine di noi che si allontana dalla persona che vogliamo essere. Un conflitto fa soffrire, produce crisi e tensione e ci fa sentire in difficoltà.

Inoltre, è associato all’idea di perdere la relazione con l’altro, alla paura, appunto, di perdere l’altra persona; se il litigio non è vissuto come confronto, ma come rottura, allora sicuramente ci sarà la tendenza ad evitarlo.

Prova a pensare, cosa vorrebbe dire nella tua vita non entrare più in conflitto con nessuno? Davvero sei convinto sia tutto questo paradiso? 

Le persone che tendono a rifuggire dai conflitti possono subire il fenomeno del people-pleasing, ossia la tendenza a voler piacere agli altri a tutti i costi pur di ottenere la loro approvazione. Molto spesso sono stati bambini inibiti nell’espressione dei loro bisogni e sono diventati adulti compiacenti e servili, che hanno imparato a non dire quello che pensano per assicurarsi la vicinanza dell’altro.

Altre persone che vivono il litigio con estrema fragilità e sofferenza possono aver sviluppato questa chiusura emotiva come una risposta al trauma. Gli individui che hanno vissuto esperienze traumatiche nelle relazioni di attaccamento hanno visto recidere la loro fiducia di base e, con essa, la possibilità di confrontarsi serenamente con l’altro. Alcuni di loro possono provenire da sistemi familiari altamente conflittuali dove la litigata e l’esternalizzazione di una rabbia esplosiva sono state le modalità di comunicazione dominanti

Se il solo pensiero di litigare inizia a far battere forte il cuore e a far scendere le lacrime, è possibile che la disregolazione emotiva stia prendendo il sopravvento e ostacolando la tua possibilità di comunicare in modo efficace durante un conflitto. Emozioni intense come rabbia, frustrazione o tristezza possono diventare opprimenti e rendere difficile impegnarsi in modo costruttivo nella conversazione. La chiusura, in quest’ottica, può diventare un meccanismo di difesa utile a proteggersi da ulteriori stress emotivi.

Come si può allora pensare al conflitto in un’ottica più funzionale?

Il litigio non dovrebbe essere inteso necessariamente con accezione negativa, difatti, se adeguatamente gestito, esso può essere un’opportunità per migliorare le relazioni interpersonali.

Una buona gestione dei conflitti è determinante sia nella sfera privata, legata alla famiglia, all’amicizia e all’amore, sia nell’ambito lavorativo, teatro di numerosi scontri dovuti alla convivenza forzata tra persone che non si conoscono. Infatti, è importante vedere e viversi il conflitto, come espressione di visioni differenti, momenti di crescita individuale e come possibilità di migliorare le proprie relazioni.

Ecco allora i miei 3 consigli:

  • Analizzare e capire chi sono i protagonisti: chi siamo noi, chi sono le persone coinvolte e considerare la storia personale e gli aspetti situazionali che ognuno porta con sé durante la discussione.
  • fare chiarezza sugli obiettivi reciproci: A volte gli obiettivi che muovono le persone coinvolte sono differenti e così anche i punti di vista sono molteplici e l’allenamento a considerarli può aprire strade creative alla soluzione dei problemi.
  • Riuscire a tenere sotto controllo l’oggettività: l’argomento, del litigio e gli aspetti personali coinvolti aiuta la gestione del conflitto. Talvolta è utile rimanere fedeli al tema della discussione senza andare ad attaccare l’altra persona sul piano personale.

Dott.ssa Veronica Griguoli

Psicologa