I disturbi del comportamento
I disturbi del comportamento
I disturbi del comportamento sono un insieme di difficoltà che comprendono una serie di condotte definite “esternalizzanti”, in quanto includono comportamenti in cui il disagio interno viene rivolto verso l’esterno attraverso condotte disfunzionali come l’aggressività, l’impulsività, la sfida, la violazione delle regole e altre condotte considerate socialmente inappropriate.
In età prescolare e scolare, gli eccessi comportamentali possono verificarsi in modo isolato e temporaneo, quando ad esempio sono legati ad aspetti situazionali o alla particolare fase di sviluppo in cui si trova il bambino, oppure possono rappresentare dei veri e propri campanelli d’allarme per l’insorgenza di futuri disturbi del comportamento.
Nei disturbi del comportamento, c’è una difficoltà nell’autoregolazione emotiva e comportamentale, c’è una compromissione del funzionamento familiare, sociale e scolastico.
I bambini con disturbi del comportamento mostrano dei deficit nel processo decisionale relativo alla scelta di una linea d’azione tra le diverse alternative, hanno difficoltà ad autocontrollarsi. E’ IMPORTANTE precisare che questi bambini non compiono certi atti intenzionalmente, non sono capaci di autoregolarsi, non riescono ad interpretare le emozioni altrui, non sono in grado di comprendere i segnali che predicono l’errore ed hanno una certa difficoltà a controllare le proprie azioni e reazioni.
Nel DSM-5, che è il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (APA, 2013), si parla dei cosiddetti “Disturbi del comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta” per riferirsi ad una famiglia di disturbi in cui sono prevalenti le componenti comportamentali dell’aggressività e della violazione delle norme.
In particolare, si fa riferimento a:
- Disturbo della condotta
- Disturbo oppositivo-provocatorio
- Disturbo esplosivo intermittente
Tra i “Disturbi del Neurosviluppo” troviamo invece l’ADHD o DDAI, ovvero il Disturbo da deficit di attenzione e iperattività.
Nei prossimi articoli descriveremo in dettaglio i singoli disturbi.
Quali sono i fattori di rischio dei disturbi del comportamento?
Le origini dei disturbi del comportamento possono essere di diversa natura. Sono molti, infatti, i fattori di rischio che concorrono a definire un problema di regolazione comportamentale (e.g., Brett et al., 2015; Carliner et al., 2017; Fearon&Bleksy, 2011; Hoge et al., 2008; Roskam, 2018; van Nieuwenhuijzen et al., 2017). Tra questi, vi sono:
- Fattori biologici e autonomici (come bassi livelli di serotonina, alti livelli di cortisolo e bassa frequenza cardiaca a riposo)
- Deficit neurocognitivi (come deficit nelle funzioni esecutive)
- Difficoltà di processamento delle informazioni sociali
- Vulnerabilità temperamentali (ridotta regolazione emotiva, impulsività)
- Fattori di rischio legati alla fase prenatale (esposizione a tossine durante la gravidanza) e perinatale (scarsa qualità delle cure subito dopo il parto)
- Stile educativo genitoriale coercitivo
- Stile di attaccamento insicuro o disorganizzato tra bambino e adulto di riferimento
- Conflitti all’interno del contesto familiare
- Esposizione ad atti violenti, maltrattamenti o situazioni di abuso
Come appare evidente da quanto emerge dalla letteratura scientifica, alcune difficoltà nella regolazione del comportamento possono essere osservate già durante l’età prescolare. Questo è un aspetto molto importante in quanto può permettere al genitore, o agli altri adulti che si prendono cura del minore, di attivare interventi tempestivi. Ogni intervento viene pianificato diversamente a seconda del disturbo presentato e in base alle caratteristiche specifiche del bambino e del contesto in cui vive. Il trattamento dei disturbi comportamentali vede nella valutazione psicologica il suo primo passo, seguita da un intervento centrato sull’attivazione delle risorse e dei fattori protettivi del bambino a diversi livelli: personale, familiare, amicale e scolastico.
Cosa si può fare?
I trattamenti sono di solito multimodali e variano a seconda del disturbo specifico e dei fattori che hanno contribuito allo sviluppo e al mantenimento della sintomatologia.
PARENT TRAINING: è un intervento che ha lo scopo di coinvolgere i genitori nel processo educativo, riabilitativo e psicoterapeutico, attraverso l’insegnamento di abilità necessarie per contrastare situazioni familiari problematiche e l’acquisizione di un atteggiamento –
TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE IN ETA’ EVOLUTIVA: i bambini vengono guidati nello sviluppo di strategie di regolazione cognitiva, emotiva e comportamentale attraverso interventi specifici quali:
-training di abilità sociali: il bambino apprende abilità sociali di base utili a comunicare in modo più funzionale i bisogni, gli stati d’animo e a sviluppare un migliore rapporto con adulti e pari;
-training di gestione della rabbia: il bambino impara a riconoscere i primi segnali di frustrazione o disagio e viene guidato ad utilizzare una serie di abilità di coping utili a disinnescare la rabbia e i comportamenti aggressivi. Vengono inoltre insegnate tecniche di rilassamento e abilità di gestione dello stress.
-training sull’autostima: molti bambini con problematiche comportamentali sperimentano ripetuti fallimenti nell’ambito scolastico e/o personale. È importante quindi lavorare sull’individuazione e il potenziamento delle risorse personali in modo da costruire basi solide per lo sviluppo di una sana autostima.
PRESA IN CARICO DI PROBLEMATICHE ASSOCIATE: la presenza di eventuali disturbi dell’apprendimento (DSA) o altre problematiche di tipo emotivo, educativo e psicologico, può contribuire al mantenimento del problema e richiede, quindi, un supporto di tipo professionale specifico.
INTERVENTO FARMACOLOGICO: può essere utile a controllare i comportamenti particolarmente impulsivi.
A cura della Dott.ssa Mara Gazzi
Psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
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