Chi è il CAREGIVING familiare?
Chi è il CAREGIVING familiare?
l termine “caregiver“ si riferisce a tutti i familiari “che si prendono cura” di un loro familiare ammalato.
La maggior parte dei “caregiver” assistono familiari con demenza e sono prevalentemente donne. Il resto è rappresentato ad esempio dai genitori di figli con disabilità, da mariti e mogli che assistono il proprio partner, etc. nelle attività che riguardano la mobilizzazione, l’alimentazione e l’igiene, la rilevazione di eventuali stati di malessere e la somministrazione di farmaci.
Caregiving stress:
L’attività di assistenza rappresenta un impegno importante a livello di gestione organizzativa ma anche di vissuti emotivi, che a loro volta impattano a livello psicofisico su diverse sfere della vita.
Gli stati d’animo più spesso riportati dai caregiver includono:
- rabbia, legata a stanchezza psicofisica, senso di ingiustizia, impotenza e in alcuni casi timore di compiere atti aggressivi
- senso di colpa e di inutilità
- tristezza legata alla perdita della condizione di salute, riduzione degli obiettivi e del senso di progettualità
- vergogna, legata ad esempio al giudicarsi non all’altezza del compito di assistenza
- invidia nel confronto con altre persone e famiglie.
L’entità dell’impegno legato al caregiving dipende dal numero di ore dedicate alla cura, tipo di invalidità, presenza di una rete di supporto e dalle capacità relazionali del caregiver stesso.
Il caregiver necessita di attenzione e supporto in quanto esposto a una condizione di rischio di disagio psicofisico. Il “lavoro” di assistenza, infatti, impatta direttamente sul funzionamento quotidiano del caregiver (stanchezza, ansia, disturbi psicosomatici, etc.) anche in termini di assunzione di un’alimentazione scorretta, sedentarietà, rinuncia alla propria vita sociale e, in generale, scarsa attenzione al proprio stato di salute. Tale situazione di malessere porta talvolta il caregiver a desiderare di sottrarsi alla condizione di assistenza del familiare ammalato, pensiero che a sua volta lo conduce a sperimentare sensi di colpa nei confronti del proprio caro.
Sindrome del burnden
La condizione di stress, o burden, del caregiver può portare quest’ultimo a uno stato di esaurimento psicofisico che si caratterizza per un vissuto di disagio psicologico, dovuto all’intreccio tra carico oggettivo (ore di assistenza, entità della malattia e del supporto necessario..) e soggettivo (vissuto di inadeguatezza, senso di privazione dei propri spazi, apatia…), legati all’attività di assistenza. Lo stress cronico può a sua volta incidere negativamente sul funzionamento del sistema immunitario e sullo sviluppo di sintomi psichici come ansia e depressione, con un generale peggioramento del benessere e della qualità di vita, fino a rendere necessario per il caregiver ricorrere a terapie mediche e/o psicoterapeutiche.
Come gestire il burden?
Diversi studi scientifici hanno evidenziato la presenza di condizioni protettive nei confronti del burden.
Tra queste, l’autoefficacia percepita nello svolgimento del proprio ruolo di assistenza e la capacità di resilienza utile a tollerare l’evento di malattia. Inoltre, è importante per il caregiver poter fare affidamento a una buona rete di supporto sociale e l’essere in possesso di adeguate abilità sociali.
Per prevenire stati di stress elevati, il caregiver stesso può adottare strategie “preventive”. Tra queste, prendere consapevolezza di pensieri, emozioni e sensazioni di disagio che lo pervadono, prestare attenzione alla cura di sé e della propria salute, prendersi dei momenti di pausa per ricaricare le energie, curare le relazioni sociali e chiedere supporto in caso di necessità.
In tale direzione, è quindi importante imparare a gestire il proprio grado di stress, ad esempio prendendosi cura dei propri bisogni, svolgendo un’adeguata attività sociale, coltivando i propri interessi, svolgendo attività fisica e dedicandosi ad attività rilassanti.
Nel caso in cui le strategie di fronteggiamento individuali non risultino sufficienti al caregiver per fronteggiare il proprio stato di malessere, può rendersi necessario chiedere aiuto a un professionista della salute mentale. Studi scientifici indicano, infatti, che un percorso psicoterapeutico può favorire un migliore grado di regolazione emotiva e quindi fornire un supporto al benessere psicofisico del caregiver.
Diana Mabilia
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