Motivazione ad apprendere: tra sfida e conquista
Motivazione ad apprendere: tra sfida e conquista
Chi di voi si presta a fare volentieri qualcosa che gli riesce male o in cui sa di fare fatica?
Se a me, ad esempio, chiedessero di improvvisarmi in un balletto, risponderei rifiutandomi; la danza infatti, nonostante i corsi frequentati per diversi anni della mia infanzia, non è mai stata il mio forte e non mi sono mai sentita realmente motivata rispetto ad essa.
Ed è proprio di questo che voglio parlarvi – non di danza ovviamente – bensì di MOTIVAZIONE, parola che deriva dal latino motus (movimento) e che per definizione rappresenta la spinta verso un obiettivo predeterminato. Due sono i tipi di motivazione che possiamo distinguere:
- La motivazione estrinseca, ovvero la motivazione sostenuta da un rinforzo esterno quale un vantaggio tangibile (ad esempio un premio, un bel voto, ecc) o simbolico (ad esempio l’essere lodato, il ricevere un complimento); allo stesso modo, le azioni mosse dalla motivazione estrinseca possono caratterizzarsi per l’evitamento di situazioni spiacevoli (venire sgridati, fare brutta figura, ecc).
- La motivazione intrinseca, diversamente, è quel tipo di motivazione che ci porta ad agire per il puro interesse verso ciò che si fa, senza la necessitò di ricompense o il timore di punizioni.
Questa distinzione è già di per sé interessante ma lo diventa ancor di più se applicata rispetto al tema dell’apprendimento. La scuola infatti è il luogo per eccellenza in cui i bambini imparano ad interfacciarsi con i propri aspetti emotivo-motivazionali. Pensate ad esempio a quanto sono comuni frasi tipo “non sono capace”, “non ce la faccio” e a quanto è altrettanto comune il pensiero di genitori e insegnanti “gli manca la motivazione”.
Ritorniamo per un momento ai due tipi di motivazione calandoli nel contesto scolastico:
- Lo studente guidato dalla motivazione estrinseca è colui che si orienta verso obiettivi di tipo prestazionale avendo come fine ultimo l’approvazione sociale.
- Lo studente mosso da una motivazione intrinseca è invece colui che desidera acquisire nuove competenze, per sé stesso e per nessun altro; è colui che si pone i cosiddetti obiettivi di padronanza, mettendo da parte i timori legati alle prestazioni e l’ambizione a raggiungere necessariamente un risultato positivo.
Se da un lato la motivazione intrinseca (“lo faccio per me”) è raramente associata a percezione di scarsa competenza e a sentimento di inadeguatezza, la motivazione estrinseca (“lo faccio per gli altri”) porta con sé non solo il rischio sentirsi poco competenti, ma anche la probabilità di non impegnarsi in maniera costante, attribuendo spesso a sé stessi la causa dell’insuccesso, e – talvolta – conducendo all’evitamento delle situazioni connesse all’apprendimento.
Come fare quindi per favorire una motivazione nell’apprendimento?
È importante sostenere una buona motivazione nell’apprendimento, ecco allora qualche piccolo consiglio da poter seguire:
- Aiutare i ragazzi a riconoscere ed accettare i propri limiti e le proprie unicità;
- Fornire vie alternative per raggiungere un risultato perché non esiste un modo uguale per tutti bensì il modo giusto per ognuno;
- Introdurre un metodo di studio efficace portando i ragazzi ad alimentare il proprio senso di competenza;
- Rinforzare i ragazzi nel momento in cui si impegnano in prima persona nel raggiungimento di un piccolo o grande obiettivo;
- Stare vicini ai ragazzi a patto che non ci sostituiamo a loro, affinché possano trovare il loro modo per riuscire.
Perché alla fine tutti i bambini e i ragazzi che si mostrano a noi come scarsamente motivati nello studio, ci stanno in realtà chiedendo di essere supportati e accompagnati al fine di collezionare strategie e possedere adeguati strumenti per affrontare il loro cammino scolastico con maggior fiducia ed ottimismo.
Benedetta Levorato
Psicologa dell’età evolutiva
Bibliografia
- De Beni R. e Moè A. (2000), Motivazione e apprendimento, Bologna, il Mulino.
- Bandura A. (), Autoefficacia: teoria e applicazioni, Trento, Erickson.
- Mason L. (2019), Psicologia dell’apprendimento e dell’istruzione, Bologna, il Mulino.